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giuseppe gianpaolo casarini

Nato a Milano il 25-04-1940
Residente a Binasco (MI)
Pensionato
Dr. in Chimica Industriale
M.Sc. Specialista in Scienza e Tecnica dei Fenomeni di Corrosione ... (continua)


Nell'albo d'oro:
Santo Stefano 2020
Chiuso in casa e solo con mia moglie
perché di uscire è si sa proibito
per decreto imposto dalla pandemia
pur negati trasporti di affetti familiari
la nostalgia e il ricordo portano a quelli
di un tempo perduti a ricordare: soccorre
il sole che...  leggi...

San Carlo: a mio padre!
Oggi è la festa e il giorno
di San Carlo e il ricordo
corre a te quaranta anni
fermo fisso e sorridente
su quel bancone di macelleria
dopo Milano il ritorno a Motta
il tuo paese quell’orto dove
solitario spenta una sigaretta
cura davi ai tuoi...  leggi...

16 Giugno 1995
Da questo giorno da anni riposi dove il sonno
eterno regna poco ho saputo padre mio degli anni
tuoi della fanciullezza e della tarda giovinezza
quel tagliar con i nonni giumchi sulle rive
del Ticino per farne poi da vendere cestini
quel lieto dormir...  leggi...

Oggi una nuova prima domenica d’Aprile
Oggi ancor la prima domenica d’Aprile
e più oggi da anni che nello scorrer dei
giorni a te corre il ricordo cara mamma,
quella telefonata proprio al ritorno mio
dalla messa e queste le parole: la mamma è deceduta.
Lì sola all’ultimo respiro in quel...  leggi...

Due ferri da stiro
Oggi lì due soprammobili sono
due ferri erano da stiro mezzi
di lavoro antichi a carbonella
l’uno il secondo uso a prender
il giusto calor dal vivo fuoco
nel ricordo di loro una figura
cara ecco mia mamma negli anni
di sposa trentenne...  leggi...

Quella prima domenica d’Aprile
Una casa di riposo un letto bianco
chi mi regalò la vita tanto stanca
ecco un mio bacio l’ultimo un tuo
ultimo debole...  leggi...

A mio padre- via Crespi
Son ritornato dopo circa sessant’anni
in una antica via di Milano di periferia
trovarvi forse con un groppo al cuore
questa la speranza come ancor presente
o dal tempo cambiata forse arrugginita
quella scritta rossa cubitale macelleria,
quella...  leggi...

Il gatto (Rufus)
In falso inverno cominciò una fiaba:
era l’inizio della primavera.
Venne dal pelo maculato eroso,
nuda la carne e una...  leggi...

4 Settembre
Quattro settembre del cinquantanove
e l’Estate stava per morire ma caldo
ancora quel pomeriggio afoso, l’aria
mossa sol dal suon d’una campana:
l’annuncio triste dava della morte
tua, cara sorella mia, stava già freddo
il corpo tuo e fermo silente...  leggi...

Quel quarto giorno di Febbraio
Come sboccian le primule
al volger dell’inverno freddo
tu qual tenero primo fiore
dolce fantolina al tepor primo
della vita nel quarto giorno
di Febbraio sbocciasti a rallegrar
tanta era l’attesa quel vuoto campo
ove del seme umano si...  leggi...

Più forte corre il ricordo oggi
Più forte oggi corre a te il il ricordo mio
d’elianto son tuberoso tre gialli fiori d’oro
nel prato e dall’erbe lì verdi...  leggi...

Bianche roselline
Stava un cespuglio di bianche roselline
davanti alla porta di una casa un ramo
ne trassi un dì che poi posai...  leggi...

Attesa e pianto
L’acerba foglia un lontano tempo
dal materno ramo cadde: piansi,
poi dal tronco della vita il paterno
vetusto ramo dalla folgore colpito
quel dì di dolore amaro piansi,
ora solo rimasto, povera foglia
vecchia dal primigenio secco
ramo dalla...  leggi...

Il perdono di mia Madre
Notte senza Luna qui del Camposanto
serrato il cancello rugginoso aspetto,
il cammino aspetto di anime silenti
che per...  leggi...

Amore crudele
Son volato in cielo
dalla Luna argentei raggi
ma non per te ho poi rubato:
ne ho fatto una sottile rete
a quel vecchio pescatore l’ho gettata
per rendergli più lieve la fatica.
Dal giardino di un re, non so quale,
ho colto un fiore, la più bella...  leggi...

Frasche di granturco
Ricordo, tra i ricordi suoi più belli
mio padre un materasso foglie
di granturco al sol seccate ricordava
povere frasche...  leggi...

Quei fiori gialli alla mamma... quel dono di mio padre
Macchie gialle i fiori gli occhi del tuberoso
elianto oggi fissi, lo stelo poco mosso, ignorando
il dio sole da cui quello...  leggi...

Muore un amore nel giardino dell’Amore
Dal groviglio di un rovo senza more
rantola si spegne
soffocato il nostro amore

trafitto è un cuore il mio
dalla spina appuntita acuta
della falsa rosa

piange il salice piangente
un umore amaro sconosciuto
lacrime scure
di un tradimento di...  leggi...

Quelle tenere viole
Non da Urbino né da un convento di Cappuccini
ma da uno spoglio giardino abbandonato,
il mio giardino dell’amore, dovrei coglierne
ancora e sentirne quel profumo delicato,
profumo perso quale il profumo di un antico amore?
No, non più, semmai andrò...  leggi...

Il giardino dell’Amore
Venne il tempo della primavera
Stagione della rosa e dell’Amore
Timido entrai: aperto era il giardino.
Un garrul passer lieto cinguettava.
Un fiore colsi, lo vidi poi sfiorire.
D’amore mi colmai, lo vidi poi svanire.
Passaron gli anni ed altre...  leggi...

giuseppe gianpaolo casarini
 Le sue poesie

La prima poesia pubblicata:
 
Amore crudele (10/05/2011)

L'ultima poesia pubblicata:
 
Sol di pelo bianconera (14/07/2023)

giuseppe gianpaolo casarini vi propone:
 Amore crudele (10/05/2011)
 Il giardino dell’Amore (11/05/2011)
 Quelle tenere viole (12/05/2011)

La poesia più letta:
 
Amore crudele (10/05/2011, 10433 letture)

giuseppe gianpaolo casarini ha 20 poesie nell'Albo d'oro.

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Cesare Angelini: Il Ticino e Il Ponte Rotto

Sociale e Cronaca

iuseppe Gianpaolo Casarini

Cesare Angelini e il Ticino e L’elegia del Ponte rotto

Difficile dire quanti siano i riferimenti e le citazioni, negli scritti letterari e nella corrispondenza epistolare con i suoi amici, di Cesare Angelini, sacerdote, poeta, critico, letterato, al fiume Ticino. Parlando di Pavia scrisse:" A Pavia, la luce trova il suo condensatore o cassa di risonanza nella presenza del fiume. Privilegio delle città che nascono e crescono lungo le acque è quello di rispondere al richiamo della luce; e il Ticino, che è il primo ad accendersi e l’ultimo a spegnersi, si beve da millenni tutte le nostre aurore e i nostri tramonti. Un giorno, se mi prenderà l’estro, vorrò farci su qualche componimento poetico." Non risulta che poi lo abbia fatto a differenza di quella bella pagina dal sapore decisamente poetico scritta sull’Adda in uno dei tanti suoi magistrali commenti ai Promessi Sposi dell’amato Manzoni. Sul Ticino allora sono i suoi riferimenti asettici e "anonimi"? Per nulla come vedremo anche se alcuno, non si sa perché, è giunto a dire che Monsignor Angelini non amasse il Ticino. Dubbi in tal senso parrebbero sorgere ad una lettura frettolosa della lettera scritta il 12 gennaio 1923 a Giuseppe Prezzolini:" Non ha voglia, Signor Prezzolini di spingersi sino a Pavia? Con alcune dolci lentezze provinciali, l’aspettano basiliche stupende con gallerie che salgono ad archetti interzati come le rime di Dante verso Il Paradiso. E ci sarebbe il caso, entrando da Porta Santa Giustina, di imbattersi in Petrarca, ospite dei Visconti e un poco invecchiato, caracolla s’un cavallo candido più che neve per consolarsi di Laura salita da un poco in Paradiso. E poi c’è il Ticino... tutto un compasso insomma." Di fatto il Ticino è lasciato per ultimo come una appendice ma non è cosi: qui prevale lo spirito del critico letterario tenuto conto del dotto interlocutore. Ticino che sarà però reso vivido negli anni della tarda età in quella intervista impossibile:" La confidenza dei pavesi col fiume è raccontata dai cronisti di ogni tempo, cui s’aggiungono le testimonianze dei pittori. Insomma, una città di barcaioli e pescatori, mentre sull’altra riva del Ticino le lavandaie del Borgo, sbattendo alle- gramente camicie e lenzuola, aiutavano il folclore"

In questo suo sfogo sul l’aver nel tempo mutato in via un vicoletto e legato ai ricordi della presenza in Pavia di Ada Negri bello quasi poetico è il rimando ai sassi e al materiale fluviale usato per la costruzione dei muri di alcuni palazzi patrizi nei quali, a suo dir, risuona ancora il brusio delle onde del Ticino scrive:"Perché abbiano chiamato via quello che fu sempre vicolo — Vicolo Foromagno — ufficialmente « legalizzato» da un decreto del 14 novembre 1788, col quale l’I. R. Governo austriaco approvava la nomenclatura delle contrade, vicoli, piazze e corsi della città, compilata dallo storico Siro Severino Capsoni; e poi, come via, l’abbiano proprio dedicata ad Ada Negri, che prediligeva i vicoli dove le pareva di trovare meglio il cuore di Pavia, bisognerà domandarlo al Sindaco che approvò questa decisione in una seduta consigliare del novembre 1961. Ma questa è polemica; e il vicolo resterà sempre vicolo per la sua insopprimibile struttura di vicolo. Il vicolo, dunque, gira piamente attorno al lato destro della chiesa dei frati di Canepanova, cara alla pietà della poetessa quando viveva tra noi. Non occorre avere molti anni per ricordare che prima della pavimentazione in luttuoso asfalto che ora l’opprime, c’era un allegro selciato con le due guide che ne aiutavano, per così dire, la linea in continua curva. Comunque, certe sue penombre in cui si mescola l’eco del vecchio nome, contribuiscono a creargli dentro e dintorno un’atmosfera di antico indistinto. Entrandoci da piazza Municipio, il lato della chiesa muove un bel gioco di quinte tra i robusti contrafforti in rosso mattone e il campaniletto quadrato, puro come un « fioretto». Dall’altro lato, il muro scalcinato del palazzo Bellingeri scopre, in un’alternarsi di mattoni e di sassi, il modo di murare nel Settecento, utilizzando il materiale a portata di mano in una città fluviale.": "Un giorno che vi passavo in compagnia della poetessa, guardando il muro, le dissi un poco scherzando: « Se accosta l’orecchio a uno di quei sassi, vi sente dentro ancora il brusio delle onde del Ticino da cui furono cavati». E feci l’atto di accostarlo. Scoppiò a ridere, esclamando: « Ma tutto il vicolo è ora pieno di quel brusio...»"

Ha voluto essere sepolto a Torre d’Isola paese a lui caro per i tanti ricordi ed affetti familiari e di cui scrisse a suo tempo come nacque (Dal giornale cattolico "Il Ticino" del 26 luglio 1969): " La prima notizia di Torre d’Isola, che ce ne racconta la nascita e spiega il nome « fluviale», risale al Mille o giù di lì; quando la Lombardia era sotto il dominio di Re Ottone e della Regina Adelaide, che risiedevano in Pavia. Pare una favola tant’è bella. Dice che ogni notte, partendo dal ponte, solcava le acque del Ticino una barchetta guidata da un lume e, dopo alcuni chilometri, approdava a una piccola isola poco lontana dalla sponda. Vi calava una donna che si raccoglieva nel bosco, rimanendovi fin verso il mattino quando tutto spariva, il lume e la barca."Ora, vuoi per caso o per amorevole destino, poiché Torre d’Isola si trova nel Pavese occidentale e si estende lungo la riva del Ticino piace immaginare che il fiume poco distante dal luogo dove riposa Don Cesare con il suo continuo lento scorrer mormorio voglia cullare il suo eterno sonno. Nel narrare dei giorni del Foscolo a Pavia il Ticino è nominato di fretta quasi distrattamente:" E al Ticino, al non ancora « varcato» Ticino, giunse da Milano, in legno, la sera del 1° dicembre, ch’era un giovedì..." E poi riferendosi sempre al Foscolo:" Intanto Pavia riempie le sue lettere, anche se guardata con un senso di disagio. All’Arrivabene, il 21 ottobre dà notizia d’una rapida corsa che vi ha fatto: « Sono andato a Pavia ad apparecchiarmi la prigione e ad onorarla». Al Pindemonte: « Io andrò a Pavia all’apertura dell’anno scolastico, non prima». Al Brunetti: « Non penso a Pavia senza vedere nell’Università mille accusatori giusti contro di me, senza udire mille maligni esagerati. Ma, caschi il cielo ad opprimermi, non verrà dicembre senza ch’io non mi trovi a Pavia». Al Monti: « Io vo dì e notte pensando come provvedere alla mia traslocazione in Pavia». Al Giovio: « Al conte Giulio scriverò quel giorno ch’io moverò verso il Ticino». E qui è invece il Foscolo a nominare con un certo senso di disagio il Ticino. Con nostalgia e pare anche con un certo senso di rimpianto per i tempi passati riappare il nome del Ticino assieme a caratteristici personaggi nel Diario del Novecento a cura di Luciano Simonelli:" Ma i rimpianti di Cesare Angelini scompaiono al ricordo di alcuni personaggi caratteristici della Pavia di un tempo e sta parlando di loro quando arriviamo in piazza Borromeo:" C’era il professor Balanzone. D’estate portava il cappotto come d’inverno e andava sempre in giro a raccogliere giornali... poi il professor Peo che sul ponte del Ticino vendeva i "brassadè", dei dolci..."

In "Conoscere la provincia"-Panorama del Pavese il suo scrivere è un inno d’amore per Pavia e indirettamente per il suo fiume:" Poniamo, questa mia provincia, che sulla carta geografica della Lombardia presenta la forma stravagante d’un triangolo con la base in su e il pizzo in giù; con una capitale che non invecchia perché antica (antica capitale di regni) e un contado così prosperoso di vita e di opere tutte al vento e al sole, che ogni giorno qualcuno rinnova il gusto d’esserci nato contadino. Ma smorziamo ogni tentazione di lirismo, e parliamo con calma di questa provincia che, fatta di sindaci e parroci e d’un mezzo milione di anime, è naturalmente quella di Pavia. La quale, come la Gallia di Cesare, divisa est in partes tres. Quarum unam..., anzi due — il Pavese propriamente detto e la Lomellina — sono le parti soprane del triangolo; la terza o parte sottana, è l’Oltrepò. Maravigliosa provincia che, al nord, scappa verso i fiumi — il Ticino e il Po — con la sua pianura di praterie, di boschi, di marcite, di risaie e rogge e nebbie basse; e, al sud, sale coi festanti filari dei suoi vigneti verso i dorsi dell’Appennino.. Al capoluogo, Pavia, basti aver accennato. Descriverlo, il discorso sarebbe trattenuto nella soggezione delle Guide vecchie e nuove, a cui ben poco c’è da aggiungere, o nulla; fuorché l’ammirazione per la città regale che intreccia il superbo capriccio delle sue torri medievali alla sapienza delle basiliche e alla maestà bonaria del suo fiume nel momento più bello. E par sempre una memoria poetica la notizia che il paese di Bereguardo sul Ticino ospitò nel suo castello un pittorone come Filippo Brunelleschi, chiamatovi da Firenze per certi restauri."

In Carta, Penna e Calamaio ecco come trascrive e mi invia un suo pronipote il Dr. Fabio Maggi: " Così dunque io scrivo, con la penna che scivola via come un olio. Fin che, colmato il foglio, l’asciugo con la sabbiolina dorata cavata dal greto del fiume che mi gira dietro casa, nei giorni di magra, che vi scendo coi fanciulli del luogo." Dalle pagine poi di una ricerca letteraria sempre del Dr. Fabio Maggi merita di ricordare quanto Cesare Angelini scrisse, sul bel fiume, in due belle dediche autografe al poeta dialettale Angelo Ferrari:"« Al caro amico Angelo Ferrari / queste paginette nate e cresciute / presso le sue vivaci conversazioni / sulla strada di Torre d’Isola, sempre / in vista del nostro bel fiume / Il suo Cesare Angelini / Pavia genn. 1924». Nel darne una collocazione in spazi, in luoghi, Cesare Angelini, con questa dedica, fa omaggio di una copia della sua prima opera, Il lettore provveduto (Il Convegno, 1923), all’amico carissimo e poeta in lingua e in dialetto Angelo Ferrari. Nel gennaio 1998, Baldassare Ferrari, figlio di Angelo Ferrari, ricorda: « Mio padre, di buonora, da Pavia, dove abitava, si recava in bicicletta a Torre d’Isola e, con Angelini, a piedi, tornavano in città, al Morandotti un caffé, e poi l’uno in Seminario a insegnare, l’altro alla Congregazione di Carità (via Orfanotrofio), dove mio padre era ragioniere».Anni ‘20: le pagine di Angelini nel raccogliersi per la prima volta in volume, muovono i loro passi sulla stradina di Torre d’Isola e, per naturale estensione del titolo del libro, si alimentano nel confrontarsi di due lettori singolarmente provveduti. Sempre nel 1924, Angelo (’Ngiulin) Ferrari pubblica presso il Circolo di Coltura Alessandro Manzoni di Pavia il suo terzo libro in versi, Un bris ad ciel, curato e con prefazione (Parlata d’introduzione) di Angelini. Nelle parole di Angelini si incontrano i luoghi delle comuni passeggiate: « La penombra de’ [...] boschi che risalgono il bel fiume pescoso ricco d’acque chiare e di vibrazioni d’argento, sfumando contro il cielo perlaceo di Torre d’Isola — l’isola dei mughetti — o, più lontano, di Zelata rossa». Nei versi del Ferrari sono spesso ricorrenti le albe, le prime ore del giorno, quando « gh’è in gir al Spirtusant», quando « la belesa la nassa cun l’Aurora», quando « dopo una bè la not ad sogn rident / rumanza inverosimil no finì / cla s’interompa col sbagagiament / a l’alba nivulà in sal fa dal dì / mi pensi cume un bataglion d’imagin / a vul ch’i va me ‘l vent in sl’aria grisa», quando l’angelo di nome si muove verso l’angelo di cognome, e insieme vanno in cerca di quei « bataglion d’imagin», leggendoli nei campi, nelle acque, nei cieli, per poi scambiarseli, ritornarseli, e (de) scriverli. Torre d’Isola vista come « isola dei mughetti», pare, e forse è, un loro ricorrente (e singolare) vederla e chiamarla. Momenti che restano indelebili nella memoria del sacerdote pavese che, nel 1968, pubblicando Notizia di Renato Serra (Rebellato), a circoscrivere un quarantennio di sua partecipazione alla letteratura, e quasi avendo sotto gli occhi quella lontana dedica del 1924, nel donare una copia al Ferrari scrive: « Caro Ferrari, caro e grande / Amico, accolga questa / Notizia di Renato Serra; un / nome che facevamo tanto / spesso e volentieri, quaranta e / più anni fa, nelle nostre / belle passeggiate sulla bella strada / di Pavia - Torre d’Isola, e viceversa. / Cordialmente suo / Angelini / Pavia, 9 dic. 68». La notizia, le notizie letterarie sono (anche) nate, e temporalmente ritornano, dal recapito di Torre d’Isola, si muovono per quella strada, sulla quale il filo della memoria le ripesca, e il Ticino le rinnova. La letteratura di Angelini, la sua poesia, è più vera, più intimamente vera, se incontrata per quei promontori, dove è la sua linfa vitale, il suo domicilio."

Anche nella "Lombardia di Carlo Cattaneo" dove "... assistiamo alla nascita di questa nostra terra che, collocandosi tra il Piemonte e la Venezia sorte per opera d’altre eruzioni, entra, sotto il sublime arco delle Alpi, nel panorama settentrionale, « quasi adempiendo un disegno unitario della natura». Così, tra il Verbano e il Ticino da una parte, il Benaco e il Mincio dall’altra, corsa da giovani fiumi e dal poderoso Po che la lega all’Adriatico, sparsa di laghi che ne specchiano la bellezza, ricca di mirabili attitudini d’aria e di cielo, la Lombardia, che ancora non si chiamava così, preparava il destino agricolo del popolo che doveva abitarla. « Poiché in ogni parte del globo giacciono predisposti gli elementi di qualche grande compagine che attende solo il soffio dell’intelligenza nazionale" il Ticino " giovane fiume" da il suo contributo gioioso alla nascita di "questa nostra terra"!

Chiudiamo questa nota riportando quando scrive nel suo "Andar per chiese": " Visita San Lanfranco. È la basì lica più visitata dai forestieri, anche per il posto poetico dove sorge: sul Ticino, fra campi e alberi e balli campestri.....La facciata, come la massiccia torre quadrata che le sorge a fianco, è del secolo XIII

e, divisa in tre campate verticali, è sparsa di tazze o scodelle iridate che riflettono il

sole quando tramonta nei boschi del fiume. Ma tutta la facciata ha indelebilmente

sopra di sé i colori bruciati dei tramonti" Non si respira forse in queste poche righe aria di poesia? Una sua poesia sul Ticino? Non risulta scrissi all’inizio di questa nota ma ora che cosa è se non pura poesia la sua "Elegia del ponte rotto" del Ticino seppure in prosa che il Dr. Fabio Maggi ha avuto la bontà e la cortesia di inviarmi (copia di questo pregevole scritto e redatto in bella e nitida calligrafia dallo stesso Angelini nel 1949)? L’Elegia fa riferimento al bombardamenti elle forze alleate che nel settembre 1944, durante la seconda guerra mondiale, danneggiarono l’antico ponte trecentesco e ne fecero crollare un’arcata. Alla fine della guerra si svolse un aspro dibattito sull’opportunità di ripristinare il vecchio ponte o di demolirlo. Per timore di crolli che avrebbero potuto far straripare il Ticino, nel febbraio 1948, il Ministero de Lavori Pubblici fece demolire con la dinamite l’antico manufatto. Alcuni resti dei piloni del vecchio ponte sono visibili nelle acque del fiume ed è rimasta anche la base del portale. Nel 1949 si iniziò la costruzione del nuovo ponte, che fu inaugurato nel 1951 . Sul portale d’ingresso dalla parte della città un’epigrafe cita: "Sull’antico varco del ceruleo Ticino, ad immagine del vetusto Ponte Coperto, demolito dalla furia della guerra, la Repubblica Italiana riedificò. Dell’Elegia se ne riportano qui solo alcuni stralci perché merita di essere oggetto nella sua interezza di un saggio esegetico a parte! " E’ lì, da due anni, costernato nella sua sofferenza drammatica, nel silenzio improvviso delle sue arcate; ma con uno strano pudore d’esser guardato, come ogni bellezza devastata. I suoi diritti sono quelli dei mutilati, dei grandi mutilati di guerra, che vanno assistiti, guariti, rifatti. Se no, è una ingiustizia in terra e in cielo. Ma ha pazienza; nella sua maestosa stanchezza di rudere, dà tempo al tempo. Sa che un ponte non si rifà in un giorno e in una notte, a meno d’affidarne la costruzione al diavolo come i vecchi favoleggiavano di lui, ma lui non vuole. Era, nei secoli, il motiv lirico della nostra città; il suo volto, la sua distinzione; il simbolo nella geografia e nell’arte. Era la firma di Pavia. Un ponte coperto s un bel fiume, non è cosa di tutti i giorni né di ogni città. C’è il ponte di Bassano, il vecchio ponte di Firennze, ma il nostro che era il terzo e basta (" i ponte dei sospiri" è un’arcata tenuta su dagli innamorati") li batteva tutt’e due per imponenza e figura. E quelle cento colonne di granito che ne sorreggevano il tetto, se nelle notti di luna gli davan lievità di sogno di visibile favola, di giorno creavano una balaustra di freschezza per i poveri che vi sostavan volentieri."


giuseppe gianpaolo casarini 17/07/2022 18:15 215

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.

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Nota dell'autore:
«L’Elegia del Ponte Rotto di Pavia»

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Poesie

Amicizia
Sol di pelo bianconera
Due piccoli randagi
Oggi mi parlano i papaveri
Malata era la bimba
Un balcone senza fiori
Cane abbandonato
Un addio inaspettato
Un nuovo micio randagio
Amorevoli sguardi
Ecco fioriti sono
Chiedo a Milù
Anche i merli
Un pettirosso
Amici inaspettati
Il coniglietto
Solo Milù
Un Sabato Santo
Quegli anni della giovinezza tua
Grazie poesia
Braccia spezzate
Un cavallo e un vecchio contadino
A Rufus B
Popo Rufus B
Ciao Cesio bella miciona nostra
Non più con quella tua bicicletta
Chiedo di lei
Attende il pettirosso
Mentre respiro... corre la mente!
Vite del Ticino
Piccola beduina
27 Dicembre
Alla Signora Chiara
A due Signorine di un tempo e... quel sorgere del sole
Un nuovo amico?
Così cantava diverso il pettirosso
Lì in soffitta
Oggi li voglio tutti ricordare
E quando viene primavera
Ode alla Lombardia
Timide viole
Il gioco de la rella
Mangione?
Cercando man pietosa
E’ tornato un amico
Quella renna birichina
Il micino di Rovigno
Il mio fiore settembrino
E lì volando si fanno compagnia
Dalla natura empatico conforto
Il tiglio addolorato
Quel cagnolino
Quel gatto dal dimenticato nome
I gatti amati
A Cesare Angelini
Quel gattino di Creta
San Giuseppe 2017
Bianchina bianca miciona
Più non giocava
Quando vola in cielo
Come cantò quel dolor Anite
Non più quel correr tuo veloce Briscola
Il sonno eterno dorme
Oggi voce spenta
Sull'Amicizia
La tartarughina
La mia gattina
Bella micina dal tigrato pelo
A S. in memoriam
Piccola cara cavia peruviana
A ricordar profughi italiani
Care bucoliche figure
Un luogo antico
Il gatto
Mosca cieca
Amicizia tradita
Come in una fiaba
Mar Morto: quei sorrisi
La farfallina di Moron
Cesio
Peonia
Milù
Il mio amico barbone
Rapida scivola dall'animo la malinconia
La gatta nera e il vecchio
Un nero puntolin caudato
Virgola
A Papa Benedetto XVI
Cantar fuori dal coro?
L'amico strillone
Il topino di Salina
Ricordando Anite
Il bambino e il Comunista
Il barbone e il bambino
L'omino dei ponti
Io e la quercia antica
Il riccio
Il Ticino e la mia gente
Il vecchio castagno
Empatia della natura
Il mulo di Alicudi
L'albatro di Vulcano... i suoi ...i miei pensieri
Il gatto (Rufus)
L'amico pettirosso
Amore
Il cosmico sospirar d’amore degli innamorati
Si scatena la tempesta
Da un libro di poesie
Solo senza amore
Non amore ma utopia
Venere piange
Nuvole d’amore
Qual morente fiore
Così come nel gelo dell’inverno
Vuoto è il davanzale dell’amore
Amore morto che non vuol morire
Sogni... desideri antichi
Parol d’amore
Quale ingannevole miraggio
Da un foglio parol d’amore
Come l’ape
Voli spenti spento un bel sorriso
Ciao... questa sola d’amor parola
Lettere
Incompleta tavolozza
Qui sotto il tiglio
Ricordando di Chirone il mito
Quel roseto antico
Quel roseto
Ferite d’amore
Tardano i papaveri
Quel pallor del viso
Solitari
Ma nel vento si perde il mio parlare
Danze d’amor
Attende la bimba
Altro la colse
Non riflette non detta
Ritorno al passato
Nostalgia d’amore
Qual grigia tortorella
Un sogno
Non era la luna
Mal tentando il dolce stil novo
La selvatica malva
Come i papaveri son triste
Qual tiglio in fiore
Pensando a te
Dopo l’ascolto
Quest’anno gli innamorati non van per viole
Le viole oggi son rimaste sole
Parole non dette
Come allora
Quel sospirar del vecchio
Triste San Valentino
Meglio dolce tepor d’amore
L’argentea medaglietta
Frombolier d’Amore
Qual lo scorrere dell’acqua
Di te il viso
Nel silenzio
Vedo la Luna
Così scrissi
Perduti amori, amor dimenticati
Alla Luna
Sul bianco foglio
Nel vento d’amor parole
Così ha scritto il vento
Non vi è riparo
La pioggia non sa scrivere... ma
12 Ottobre
Nel giardino... nomi di donna
Allor il mio dir fu muto
Quella A
Spighe di lavanda
Dolore
Dispettosa Luna
Quel fior
Sì vorrei
Non sento
Una preghiera alla Luna
Il passeraceo
Triste primavera
Inganno
Arum Italicum
Non un amore
Sol amore di ritorno
Come nell’afa
Qui cerca l’abbandonato amante
Del poetar secca è la fonte
Tenzoni d'amor
Amor odiato
In questo giorno
Povere perdute mie parol d’amore
Profumo di rugiada
Metamorfosi d'amore
Quando vedrai le primule
Poveri umili fiori di campagna
Un bacio alla Luna
Su un muro screpolato
Paura
Non come rosa
Come rapido della lucciola
La rosellina quel dì ignorata
San Valentino: ma ancor vi legge il cuore
Castigate vesti religiose
Quel mio sospir d’amore
Foglie autunnali: "Come il sole vorrei le tue parole"
Allor amaramente pianse
Pensieri
Che ferisce il cuor questo richiamo
Stanotte la Luna si riposa
Verso l'incontro
Non importa al vecchio
Quando innamorati s’andava per viole
Oggi é San Valentino
San Valentino oggi
Ombre scure indistinte
Sei spirito di vita
Quel ch'io credeva amore
Fuschl am see
Dall'album dei ricordi
Pur spento l'amor mio
Il tiglio
Tempus fugit!
Inesorabile vola il tempo ma il ricordo vive
Soffre la foglia?
L'onda dei ricordi
Batte l'onda salsa
Qual la salsedine
Un Maggio antico
Corre il pensier
L'eco del mio mar
Rosso sanguinante sol rimane il cuore
Come rosso papavero
Il fiordaliso
Quei sogni d’amore per una bimba bionda
Roteata lontan fu del tuo amor la sfera
Non morì Amore
Somnium (Il sogno)
Ricordando Metastasio--è la fede degli Amanti
Imago
In un vecchio libro di stechiometria
Un desiderio inespresso d’amore
Amor fallace
Amor non riamato non è amore
Si muta in odio amor?
Bella così
A un tempo lontano penso
Giorno per giorno
Il tempo passa
Non so Amata cara
Una briciola di felicità
Fortiter ustus
Al mercato dell'Infelicità
Quel beffardo sorriso che deride
Muore un amore nel giardino dell’Amore
Vana parola
Quelle tenere viole
Il giardino dell’Amore
Amore crudele
Brevi
La luce delle stelle
Epifania
Qual rottame
Man pietosa
All’alba voci e profumo
Ieri
Ritorna primavera
Acquerello
Giunge la sera
Autunno
Contrasti
Notturno
Natura
Tarda nell'ora
D'amor poco sapendo
Ondeggia l'alto pioppo
Cade una foglia
Ricordando Ipponatte
Cerca il pettirosso
Cupi pensieri
Solo spine
Pur spento l'amor mio
Urla nella notte
Flens cano (Canto piangendo)
Ricordando Ipponatte
Solitudine
Come di lucciola il chiarore
Sogni distrutti
Perfidia
Carezze rifiutate
Tormento
Cronaca
Romagna mia oggi: piange il Poeta!
D
Kabul e dintorni oggi
Qui oggi un matrimonio
Oggi: ascolta e grida!
A Simona
Tragedie: Il Ponte Morandi e Il Ponte di Saint Luis Rey
4 Maggio 1949
Amatrice: 24 Agosto 2016
Amor di mamma fino all'ultimo respiro
Foibe
Neda
In ricordo di un giovane Centauro
Passa la Milano- Sanremo
Oggi ricordo frammenti di orrore... ...di terrore
Ad un giovane amico Ebreo sconosciuto
Vorrei uno per uno granata miei prendervi per mano
A ricordo di Geo Chavez dall'ardito volo
Dialettali
La cä dal frä (La casa del frate)
Daghela no (Pseudo Carme satirico carnascialesco)
L'aar (L'aia)
Donne
Lei bionda
Canta la bimba
Come una foglia al vento
Una visione del passato
Un vecchio mestolo forato
Quante volte
Non sento vociar né cortei di piazza
Vecchia prostituta
E rimaser chiusi
Preghiera di una madre afgana al filo spinato
Alle donne afgane
Bella di notte
Ad una amica cara del passato
Visione amara
Eran queste le mie parole vere
La grandine
Belle di notte... belle di notte
Queste due piccole dalie
Si alzava il vento
Due vasetti ben confezionati
Come tre rose donne
Quel breve incontro
Vision... illusion fallace!
Oltre la nudità guardando
Azalee
Chissà!
Torneranno le rondini
Tra una lacrima e un sorriso
Sospira la vecchia
La zia Adele
Di due donne oggi il ricordo
Ma le gambe (a me piacciono di più)
Una ben più dura prigionia
I mughetti
Una musica... quella spiaggia... quella signorina
Beatrice di Tenda
Senza titolo
Oggi scuse
Povera cartolina
Festa delle donne
Come rosa e le sue spine
Quella sua indifferenza
Indifferente io!
Un momento già vissuto
Un breve incontro
Non solo per quel sorriso
Quell’anziana prostituta
Più di quel vecchio merlo
A B. fanciulla slava
Le scrissi
Qual fu vorrei sapere
L’indemoniata
Profumo di giovinezza
Non più per lei
Di tre donne
Triste è Nannarella
Solo a voi Donne!
Giovane prostituta
Ponte Coperto di Pavia
Nessun d'amor frammento
Bianco oleandro
Odio che più odiar si possa
Non vi è cantor nel tempo
25 Novembre 2015
Un giugno antico
Più non sente il vecchio
I ritrovati fiori
Le vecchie de El Palito
Donne: un triste canto
Donne: guardar lontano
Quella prostituta andina
Guardando a quel passato
Incubi
Che fin han fatto quelle mie parole?
Fuggiva l'estate... fuggivi tu
Nel tempo
Ruggine ferrigna
Ancor mi chiedo lasso
Dell'amor il motor da grandine colpito
Un abbandono
Venne... vide... persi! (Ballata autoironica)
Senza titolo
Dubbia visione... realtà o immaginazione?
Perfida e maligna
E' una mamma maliziosa?
Ricordando Guido Gozzano
Le sue chiome sollevate al vento
Una spiaggia romagnola
Amor timido... mai espresso
Quel... perchè?
Allo spirito maligno
Tra donne sole vorrei
Come un limone... non fiori... non frutti
L'arte del pennello
Mani rispettose
Il sogno rubato
Quel gesto inopportuno ancor rattrista
Senza rancore sì senza rimpianti
Erotismo
Metamorfosi d’amore
Metamorfosi in d’amor ludo
Più di settantamila
Non da nudità che a carnal amplesso
Mai lo dicesti
Famiglia
Oggi mi parlano le ortensie
Quel sorriso a uno sconosciuto
Su materassi di frasche di granturco secche
Speciali ricorrenze
A mia sorella
Buon compleanno
Una secchia speciale?
Il batticarne
Aspetto che fioriscano
Il ricordo è sempre vivo
Orto solo senza te e abbandonato
Frasche di granturco secche
16 Giugno 1995
Marina di Pisa
Ricorre oggi
Quella mano man mano diventata stanca
La bimba non sapeva
A mio suocero
San Carlo: a mio padre!
2 Novembre 2020
Il fiore amico
Queste due care a me figure
Due ferri da stiro
Un cartoccio giallo di dorate patatine
Festa della mamma 2020
I piumosi frutti del tarassaco
Oggi una nuova prima domenica d’Aprile
Si perde nell’aria
Bergenia
18 marzo 2017
Stelle filanti colorate
La nonna Nina
Era Settembre
Plissè
Sette fotografie
Quale quel giorno di Festa?
Parlano per me
I nonni
Fiori d’elianto tuberoso
L’orto abbandonato
Qual mai pensieri
Settembre
Al lacrimar delle Perseidi
In mezzo al mare
Qui ritto, qui fermo, qui davanti
Parlar con lui di te
A mio padre
Lenti speciali false?
Tornano a ottobre
No. no non è la pioggia
A mio padre- via Crespi
Ombre nell’afa della mente
Quel gioco nostrano
Un lor donarsi unico
Nascondino
Profondo qui il silenzio!
Primavera si rinnova... ma!
Il fiore di San Giuseppe
E son due anni
Quel passato
Tema caro a Zvanì
Arona
Quel povero antico mio Natale
Ancor vorrei
Par parlare l’elianto tuberoso
4 Settembre
La mano in alto tesa
Da una fonte antica
Più forte corre il ricordo oggi
La bimba e il nonno
All'animo sorgono ricordi e poi pensieri
Bianche roselline
Madre
Alla mia cara bimba di tre mesi
Quel quarto giorno di Febbraio
Dalla mamma il sorriso
Nella culla un pianto
Eran quattro le seggiole
Marmorei visi
Un vecchio quadro
Quel ritmico danzar delle lucciole
Come una foglia ... (Funere mersit acerbo)
Motta Visconti... una sera lontana
Attesa e pianto
Il perdono di mia Madre
Quei fiori gialli alla mamma... quel dono di mio padre
Povere ossa
Frasche di granturco
Quel magico tutto particolar sapore
Quei fiori della nonna
Fantasia
Alla luna volevo parlare
Un libro e una filastrocca
Nuvole e fantastiche figure
Ancor oggi
Per un pescator di desideri
La foglia di platano
Da una foglia solitaria
Son anime dei morti
Quando morì mio zio
Ferri da cavallo
Erica: un potere evocativo!
Pur io avrei voluto
I tigli in fiore
Da un’onda del Ticino
Lì in terra sconosciuta
Dialogo con una bimba morta
Mentre l’animo cola
Così danza Primavera
Quel luogo antico
Ricorda il contadino!
Quei sogni d'amor come cullati dalle onde
Huc ades Galatea!
Solo nella solitudine: un sogno!
Stelle rubar
La caverna dell'oblio
Ecco così vorrei
La leggenda dell'uomo che odiava le canne di bambù
La filastrocca della casa dei nonni
Latte miele e zucchero filato
Tardi son giunto
Perché fantasia?
Un palloncino alato colorato
Vorrei che fosse vero
L'idolo infranto... tumulto... metamorfosi dei sensi
La nave dei sogni... il nocchiero ingannatore
Festivita'
Dimezzati e poi dai
Quel vecchio carnevale
Triste Natale 2020
Santo Stefano 2020
Questo Natale
San Giovanni Battista
Tre poeti in soccorso mi son venuti
Una Pasqua del tutto particolare
Quella carriola cigolava
Cadore: Festa dell’Assunta
Due bimbe: quel carnevale mio!
Sabato Santo del passato
Oggi vorrei tornar bambino
Nelle notti di Natale
Fiabe
Qui ancora nella valle delle rose
Cantava l’usignolo
Di un ventaccio malandrino e di una gentil cicogna
Il tiglio e l’abete
Umili papaveri
Befana 2021
E fu felice il bimbo
Troncheide
Il cespuglio di alloro
La giovane cicogna
Pr quella mano amica
Nella valle delle rose
Gigino il nanetto delle fiabe
Teslifen e Teslofen
L'uccellino mandato dal Cielo
La Principessa Rospicina
C’era una volta un re
Per i bimbi buoni di una volta
Un lamentevol canto
Haiku
Soddisfazione
In cielo
Desolazione
Impressioni
Nel bosco lamentele
Come le ghiande... come le foglie
Siccità...aridi cuori
Briciole d’amore
Fiore solitario
Generosità
Due ferri da cavallo
Zinnie
Vano é l’aspettare
Oggi forse perché
Passerotti
S’attarda a migrar il pettiroso
Pure il tempo si rattrista
Al cader della neve
Anche il bosco
Dondola il vento
L’iris solitario
Vecchi ricordi con la pioggia
Oggi tra la nebbia ottobrina
Notturni sogni
E qui rivive il mito
Che ti importa?
I fiori oggi
Rossi papaveri
Un grappolo di successive visioni
Peonie
Fiori e fiori
Della calla selvatica il fiore
L’albero di Giuda
Ieri: Pasqua 2020
Lì nel nido un segno di speranza
Città vuote
Non leggono né sentono!
Due tortorelle
Triste primaveril aria oggi
Oggi non parlano le viole
Sole malandrino
Il vento del Natale
Non posson queste foglie
Una foglia al vento
Il Ticino: riandando a quei cantor di un tempo
Un bianco airone... ieri
Il fiore amico
Occhi gialli
Regna il silenzio
Oggi mi parlano le ortensie
Una maschera speciale
Quale maschera?
Tutti i sensi
Un temporal notturno
Eos
Torna oggi l'Autunno
A tesser dei miei pensier la tela
Pur in me s'acquetano i miei tristi pensieri
Un cuscin di bianca neve
Così sui cuor la neve
Un piazzale ricordo e una chiesa
Sì era dicembre
Kaiservilla
Verso Luxor
Una pioggia di indicibili pensieri
Introspezione
Così si mutò dell’animo il sentir mio
Oggi diversi i miei pensieri
L’oleandro bianco
Trema la foglia
Malanni
Nell’infelicità
Quando non volano le rondini
Mentre passano le nuvole
Una strana festa di colore
Settembre si spoglia la natura
Fissi pensieri
Qual soffio moto dell’animo
Quando si spegne il giorno
La siccità del cuore
I pensieri e il mare
Sopra una scogliera
Come fiume in secca
Un dolce rosseggiare
Stati d’animo
Quando la porta del cuore non si apre
Ambasce qual cornacchie in volo
Tra labirinto e spazi aperti
Come cantò un poeta amato
Discordanze
Nella solitudine
Cadon le ghiande ...nascon foglie di dolore
Quando alla mente si affaccia un ricordo amaro
In cerca di me stesso
Quel frugar del passero
Un lembo di cielo
Scevra la mente
Qual oggi l’alto pioppo
Non come i tigli
Parla un sorriso
Come la pioggia
L’ibiscus
La sera ingoia... ma!
Non qual salice piangente
Un tempo
Guardo
Più
Bianche garzette... neri pensieri
Oggi
Come il vento
Qual foglie del tiglio
Qual grigia tortorella
Ai tigli nudi
Come nel ventre di un vulcano
Altre foglie cadute altri alberi spogli
Stati d’animo
Che dici mi dice la mente
Non cancella l?aurora
Spesso riandando
Solitudine
Tormento
Qual soffia il vento
Qui non mi sento vecchio
In questi giorni di luglio
Non qual gialla farfalla
Picchia forte la grandine
Ode ad un oleandro bianco
Oggi i miei pensieri
Sensazioni
Di me parlando
Viver
Ferito l’alto pioppo
Zona Industriale di Binasco
Guardando i tigli
Qual rami dell’animo
Serenità cercando
Ti aspettavo primavera... ma!
Destati orsù
La barca dei desideri
Profumo di viole
Un frammento del vissuto mio
E la mente tutto rasserena
Quella porta misteriosa
All’animo non si vela il ciel d’azzurro
L’aria fresca del mattino
Tra le nebbie del passato
Un profumo... quel riflesso!
Nelle pieghe del tempo
Da una agitata mente
Sogni
Stati d’animo
Incontrar la solitudine
Santo Stefano
Il ricrear quel viso
Possa la neve mutar
Come quando
Così nascon
Così in breve tempo
Nudità
Il filtrar del sole
Quell’istante
Abbracciami Morfeo
Pensieri
Guardando
Per un sol giorno
Oggi son triste
Non come piuma
Come rossi papaveri
Ricordando Leopardi e il Salmista
In mezzo al mar
Quale il treno, quale la stazione
Muto stanco il viver mio
All'improvviso questa porta s'apre
Forte l'animo piange
Altri crepuscoli
All’animo acquetarsi paiono i tumulti
Verrà l'alba
Spenti i sensi dal dì dell'abbandono tuo
Alla ricerca di me stesso
Son io poeta? Mai lo saprò!
Scuoton la mente
Il vascello della solitudine
La strada dell'oblio
Ombre misteriose
Il campo dei ricordi
Mentre danzan de la neve i fiocchi
Qual disperato senza meta erro
Una mente elettrica elettrizzata
Come dolor che non si spegne e si rinnova
Fuggenti pensieri
Il davanzale della malinconia
Stati d'animo e sentimenti incerti
Morte
Non può la nonna
L’abito da festa
Foibe: a ricordo!
La Giornata della Memoria
A ricordo di un mio cugino
16 Giugno 1995
In memoria di una aquila reale
Bergamo oggi
Tristezza
Quel lontano dì a Mauthausen
Vana speranza illusion pia
Beatrice di Tenda
Sterzing Vipiteno
Canto di dolore
Requiem per A
Padre Jacques Hamel: in Memoriam!
La lodola cantava
Quella prima domenica d’Aprile
Come tiglio nudo
La foglia forestiera
Destino
Anime morte sconosciute
Cronaca quotidiana
Volga il pensier
Apocalisse
Ricordando Edgar Lee Masters
Natura
Si spegne il giorno ...la notte si profuma
Giocavano i delfini
I carri delle stagioni
Son tornati a farsi compaagnia
Il libro sonoro della natura
Un piccol fiordaliso
Frutti piumosi
Così dipingo la mia Primavera
Ridono al sole
Primule
Come muore una foglia
Brina
Stagioni Haiku
L’intruso
Una colonia di garzette
Mentre si spoglia il tiglio
Generoso in autunno il bosco
Mutamenti
Pudica nel suo nudo la natura
Giallo tappeto
Rotto è il silenzio
Il girasole del Canada... il carciofo di Gerusalemme
Fiori del sole a metà settembre
Non ronzano le api
Come timida bella di notte
Dicon le acque
Ha spento gli occhi
Brillano ancora
Dopo tant’anni
Un pioppo generoso
Nuove vite
Quadretto bucolico dinamico
Calle
Iris- Giaggiolo
25 Aprile 2021
Sol per me il danzare
Si sta completando il quadro
Apre gli occhi al cielo
Ballerine bianche
Attendo
Triste s’offre
Nella valle del Tirino
Lì una bacca di ginepro
Della tua mano il gesto
Lì invano
Pur spente assenti nel giardino
Quadro autunnale
Lì ancor
Una nuova musica nell’aria
Un regalo della mente
Calicanto estivo
Tu sedano
Il nespolo
Basilico
Oggi mi parlano i gerani
Canne di vetro
Lavanda in fiore
Il giglio di Carniola
Di piante aromatiche la voce
Plumbago
Della lattuga selvatica i fiori
Vite del laghetto
Brevi emozioni
I gelsi neri
Tripudio
E lì una bimba
Dell’erba cipollina i fiori
Oggi diverso mi parla la natura
La ragazza con il gabbiano
Cancellate immagini
Oggi Vernate
Settembre
Buon giorno Primavera
Ballata di primavera
Nell’aria cerco
Gialla forsizia
In questo inverno
Nel mezzo di febbraio
Ultime gocce
Quel pittare della neve
Quadri arabescati
Fruscoli di pane
Io e la selvatica calla
Gli amici ricci- porcospini
Il vitigno abbandonato
Samiopoula
Pserimos
Kalymnos
Filastrocca per una bimba buona
Settembre è il mese
Il vitigno di uva americana
Tra le foglie del gelso
Così vedo
Piccole visioni
Grappoli di Natura
Giant’s Causeway
C’eran
Rossa libellula
Della natura i ritmi
Nelle stagioni al volger
Il viver del creato
Il nespolo delle suore
L’eremo irreale
Colori
In morte di una calla selvatica
Il fontanile di Binasco
Ode al fiume Ticino
Oggi mi parlano le viole
Mezzoldo
Gatti al sole
Il tempo per un poco si fermasse
Attendo
Così il Ticino
Al fiordaliso
Così ha dipinto la natura
Quell'ora vespertina
Palle di neve a Primavera
Nel giardino a primavera
Di nuovo in primavera
S'affaccia Marzo
Verrà il rondone
Ali su ali
Scheveningen
Peschici
Coi colori coi profumi volge il pensier suo la natura
Quel merlo
Il fiore della miseria
Il triste melograno
Abbandona della luna il chiaror
Ancor vi fanno i nidi lì le quaglie?
Stradina polverosa di campagna
Soffia la bimba
Piange il tiglio
Il saluto della rana
Molle tirate da mano misteriosa
Buffe vite notturne nel giardino
Un lento triste pigolio
Morte nera la natura
Erfoud
Di Balos la laguna
Del corniol le brattee
Viale spoglio
Mutansi i pensier nel camminar nel viale
Pettirossi
Autunno
Doni autunnali
Ode alla castagna moritura
Il pellicano di Mykonos
Mattinata
Ridestò quel profumo i sensi
Profumo d'ortensie
E' giunta Primavera
Torna a viver e a splender la Natura
Così negli anni porta Primavera
Così oggi piange l'Adamello
Posson mutar d’acqua dolci stille d’amor nel tempo?
Qui c'era un giardino
La vecchia lavandaia
Ricordando un latin poeta
Ad un vecchio cespuglio di prugne da man violenta ucciso
In riva ad un fontanile
La rossa bacca
Il villan si lava i piedi
Alla bionda pastura
Un cinguettio triste
Allegria nell'aria
L’omino della brina e della galaverna
Il fuoco di Stromboli
I melograni di Mornico Losana
Inno a Nisyros- III: Un gatto grigio e una lucertolina
Gabbiani in volo
Ritorno a Motta Visconti
Quel melodioso canto
Nuovo color lassù s'accende
Quando la natura violentata si ribella
Inno a Nisyros
L'agave e il suo fiore (L'agave di Salina)
Ritorno a Santa Maria Maggiore
Ribellione
Non si scherza con la parola amore
Confronti
Ad una amica
Ricordi
Morte... morte... morte!
Il virus della cattiva politica
Non sciolte al vento
Questa nave dei desideri
Non solo a Natale
Come è triste
Il barbone
Perchè...perchè?
Che possa addivenire
Ombre nere spettrali turbano la mente
Le cadute
Il Convivio negato
Verso campi fioriti
Ritorno alla poesia
Riflessioni
Nella morsa del gelo
Attimi fuggenti
Vero o falso?
Mentre passano le nuvole
Malinconie d’amore
Un curioso cambiamento
Come la pioggia
Quando domina il silenzio
Il suon delle campane
Ostacoli del tempo
Nella solitudine
Io e il tiglio
Un seguir alla delusione
Trovar compagnia alla solitudine?
Così per tutte miseramente
Non così la mente
Ai vecchi spesso sovviene?
Egitto: La valle dei Re
Un attimo fuggente
Attimi da conservare
Pensieri talora
Perché del pettirosso
Rimprovero al lamento
Piccione solitario
Due foglie... due pensieri
Si deve solo rinsavire
Come dagli alberi
Le stagioni della vita
Gocce di pensieri sulle mani
Disattenzione
Ferro da bue
Muta lo stato d’animo
Quel campetto di oratorio
Cercami trai vecchi
Non è più che... ma
Dalla caduta di una ghianda
Lì solitario
Cerco invano
Così...solo parlando del passato?
Fastidiosi canti
Come il ricco epulone?
Al cadere della neve
Un mondo puntinato di dolori
L’animo e la mente
In autunno nel bosco della vita
Si lamenta l’olmo
Qual foglia e il vento
Rumori del bosco
Non siam foglie cadenti
Perso il ricordo
Foglie e anime dei morti
Piange il cipresso
Dice la foglia al vento
Un macina caffè manuale
Un vecchio peso di ferro
Farfalla... ricordando Alda Merini
Quando muore un poeta
Dove vanno a finire svaniti i nostri sogni
Quali oggi i tuoi pensieri
Lungo il viale del tramonto
Qual foglia al vento
Qual nuvola passeggera
Dei sogni
Sull’Amore
Frammenti
Ricordando Pascoli e La quercia caduta
La fontanella
Tempo cancellato
Questo viale di cipressi
Amara riflessione
Di un cagnolino abbandonato
Un alito sorge a alitare
Nella tarda età
Come il solleone
L’albero della vita
Quando diverse le visioni
In questa tarda primavera
Qual verso delle gazze
Una foto... un paese del lago Maggiore
Nello scorrere del tempo
Attimi
Qual violento nubifragio
Qual di vento il soffio
Rintocchi nell’aria della sera
Il viburno palle di neve
Alle acque affido
Qual vanga il cuore
Qual migrante incerto?
Quel San Giuseppe
Mi induce a ben sperare
Un dì bussò
Più
Quei vecchi mestieri
Memorie di fatiche antiche
Il vecchio mulino
Abbandonata pure dai ricordi
Cosa vuol dirmi la bergenia?
Un altro giorno gramo
Sì...quando cade la neve!
Quel sussurrare del Ticino
Qual vaso di ortensie
Un giorno dei morti
Alle foglie del tiglio
La pioggia
Nell’aria un cinguettio
I fiori settembrini
Togliere gli affanni
Ecco settembre
Oggi si sommano i ricordi
Diversità
Sì come il lucior si spegne
I verdi cipressi
Confronti
Piangono i vecchi per amore?
Belle di notte
L’uomo con il falcone
Zibaldone: erbe, sapori, altro
La chiocciola
Brevi inespresse visioni
Del poetar oggi il foglio é bianco
Mi addentro nel giorno e lo seguo
In queste mattine
Mancan
La natura oggi invita alla speranza
Ne par ferita l’aria!
Lombardia oggi
Ricchi epuloni... poveri lazzari
Pavia dall’alto
Bello sia questo pensar
Quando tentar la lira
Triste si sente la Vecchiaia
Allor freschi pensieri
Ciottolo quarzoso
Ombre
Tal come il gatto
Non più
Solitudine cercando
Vernate oggi
Questo vecchio barcè
La catena della vita
Dove poggerò?
La spirale della vita
Una stecca di torrone e un mandarino
1 Gennaio 2019
Sì se quei muri
Quel profumo... quel sapore
Marmorei visi
Se avessi
Una speciale vigilia di Natale
Solo si sente il bosco
Frangar non flectar il motto
Gli eventi della vita
Gente
Ortensie
Che ancora detta legge la natura
Allora
Qual foglie al vento
Come nel mito di Proserpina
Pavia dall’alto
I due tappeti
Rose ottobrine
Il gabbiano di Parenzo
Quel gioco tra fiori gialli e bianche nuvole
Belle di notte
Settembre: le rondini
Irripetibile istante
Città di notte
Oggi siam viandanti
Qual treni nel tunnel della mente
La Solitudine
Or solo un ricordo
Quattro piccoli gesti
Dondolii
Tristezze?
Papaveri
Il mosaico
Via Mancinelli- Milano
Quel ramo di tiglio
Un glicine e una rosa
Notte di Natale
E nulla cambierà!
San Valentino: Povera prostituta!
Come le foglie
Sempre una man violenta di derelitta mente
D’amor canti, attese. sofferenze!
La Morale
Qual bianche pennellate
Dolori
Quando della mente
Come frutti piumosi della viorna
Inutile illusione?
Immagini perdute
Già volsi il pensier
Uccelli e uomini
Airone bianco maggiore
Anime morte addormentate
Solo qui dolori
Il rosmarino
La Lentezza
Due libri del Liceo
Bianche campanule
Lì un tempo
Quattro fermate al correr nostro
Soffione
Del verseggiar son fonte
Sospira una vecchia
A sogni antichi porta primavera
Cerco invano
Illusion fallaci
Come il prezzemolo sia la Speranza
Come un tempo Elpis
Bosco invernale spento
Foglie, foglie, foglie
Una strana foglia
Foglie morte calpesto
Audace stanotte l'ardimento mio
Dove vuoi che ponga
Solo oggi ricordo
Bianca farfalla
Oggi si mutò color
Questo bel sorriso
L'asino di Thugga
Ancor vorrei sentir
Al calar del sole
Illusione
La tarda viola
Verso l'alba du un nuovo mondo
Attesa
Ad una statua di legno
Una vana illusion alla mente crea la neve
Kaiservilla II
Dalla Piccola Petra... ricordando il salmista
Vecchio torno oggi
La campana vespertina
Oh mio povero frescone!
Spinge oggi il pensiero
Giocan tra lor le foglie
L'ultima foglia
Cadon le foglie
Un vecchio pendolo di mogano intarsiato
Pensieri... pensiero
Senza Poeti: a Platone!
Bianco sfarfallio
Tut il Faraone bambino
Quell’odore di piscio
Sol muti e non vocianti
La felce nana
Nell'occaso del sole
Degli elementi la materia prima
Indifferenza e solitudine
Qui auget scientiam auget dolorem
Perché mendicar sogni?
Bianchi batuffoli
Così mi perdo tra voli nuvole e colori
Io e la garzetta
Aprile oggi
Incanto mattutino
Freddi simulacri
Circospezione: attenti agli inganni della vita!
Grazie
Il primo Poeta
Perché indegnamente tento la lira? Per vanità o per altro?
Io e l’airone cinerino
Così è: riflessioni... variazioni sul tema
Lira, zampogna, flauto, clarinetto e anche trombone
La geometria degli eventi... degli affanni della vita
I sogni ...ed il quarto elemento aristotelico
Satira
A un lettor coglione
La cantina delle poesie
La mia scimmia antica
Ad un venditore di fumo
Nullità
Che nessun se la prenda a male
Che nessun se la prenda a male
Miles gloriosus
Canti solenni oggi
E i gonzi sorridono beati
Verso altri lidi migrar?
Solo arse sterpaglie e secchi arbusti
Se fossi Dante
Chi ride... chi pianse... chi invano sperò
Furbi e minchioni
Il sito dei poeti
Sociale
Guardalo
Come la gazza così il mendico
Piove e... pioveva
Povertà ignorata... abbandonata!
Tragedia afgana nell’indifferenza!
Nel sogno quell’Evviva!
Tribuni giustizieri
Sparito della campagna il verde
Cinque figure
L’orfana
Un Natale in tempo di pandemia
Milano al Pane Quotidiano
La pianta della miseria
Una vecchia vietnamita
Oggi la solitudine
Quello scopone
Sereno o tempestoso?
Tre cartelli
Ricchi epuloni... poveri lazzari!
Filastrocca del buon pane
Diverse son le ruote
Svegliami
Sempre diversamente giran le ruote
Un'ombra... una bisaccia
Più non fatican il mietitor e la mondina
La bimba dei ponti di Lambrate
Nobil a chi ti dona omaggio?
Una notte senza profumo che respira
Stessa è la notte
I buoni sentimenti
Lui e lei
Quanti sciacalli nessun si chiami fuori!
Migranti
Amico volontario
No no non è il mondo sommerso
Crosta sottil
Piccola musicante di Lisbona
La vecchia di Azemmour
Ricordando Pascoli
Povertà
Al morto sul lavoro sconosciuto
Quella dolce fola del passato
Pensieri da ricomporre
Spirituali
Foglie e Anime
Giudice celeste
Grande Charteuse
Son stelle lucenti ora?
Il Papa Emerito
Lì nel deserto
Ave Maria... Santa Maria
Rose bianche come Maria
Una vecchia e il suon delle campane mattutino
Spirito Santo
Angelo Custode mio invisibile amico
Ein Karem
Quel giorno... noi
Le anime dei morti
Invan la pioggia batte
Oggi giorno di festa
Grand Charteuse
Quello strano frullo d’ali
Bello sarebbe
Il volto di Dio
Redenzione
15 Agosto
La Processione
Una chiesa in Pasturago di Vernate
Di Confucio le parole
Esci alla luce
Il grido del Salmista
A margine di un campo fiorito di Cicognola
Beata Veronica da Binasco
Al mio Angelo Custode
Che ne sarà di te mio Angelo Custode?
Uomini
Profumo solo di amarezza
Azalee
Speranza di pace
Il pastorello
Arranca non s’arrende
Ottobre e i fiori del giardino
Luoghi del passato
Sonnecchia il vecchio
Qual pellegrino
Quel nuovo sottil filo
Dispettosa stella cadente
Ricerche
E poi... all’onde del Ticino affida
Profum di ciclamini
Un futuro pieno di speranze
La salita
Vernate oggi
Quelle fienagioni
Figure antiche
Il signor Bigetto
Ritorna da vecchio
Cade la neve
Quel tempo
Dolori
A mio suocero
Compari nella notte
Il fior palla di neve
Gli Alpini di Bergamo
I due fanciulli
Illusion senile
Quel sognatore di fiabe
Presso il camin sospira il vecchio
Parco giochi Teresio Olivelli
Altra mano
Puerto Sajonia
Ultimo Ulisside
Praga Ponte Carlo
Marinaio e zingaro son stato
Lasciar l'alpeggio
Quel alla vetta anelar
Fanti d'Italia
La rocca di re Arduino
Del tempo colpa or chiedo?
L'amico mio amico delle stelle
Quel povero minchione
Ombre vive dalla cava di pomice abbandonata
Metamorfosi di un masso di montagna
4 NOVEMBRE (Davanti al Monumento ai Caduti di Binasco)
Vacanze
Ancor oggi
Santa Maria Maggiore
L’uovo sbattuto col marsala
Gesti allora familiari
Frammenti
L’odorosa verde menta selvaggia
Quel tempo antico
Petra: piccoli beduini
Gatti orientali
Umbria
Isole Aran: Inis Mòr
Batteva dolce l'onda
Inis Mòr
Vecchi ricordi vivi
Ricordando
Dal novel burchiello


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