destionegiorno
Nato a Milano il 25-04-1940 Residente a Binasco (MI) Pensionato Dr. in Chimica Industriale M.Sc. Specialista in Scienza e Tecnica dei Fenomeni di Corrosione ... (continua)
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Chiuso in casa e solo con mia moglie
perché di uscire è si sa proibito
per decreto imposto dalla pandemia
pur negati trasporti di affetti familiari
la nostalgia e il ricordo portano a quelli
di un tempo perduti a ricordare: soccorre
il sole che... leggi...
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Oggi è la festa e il giorno
di San Carlo e il ricordo
corre a te quaranta anni
fermo fisso e sorridente
su quel bancone di macelleria
dopo Milano il ritorno a Motta
il tuo paese quell’orto dove
solitario spenta una sigaretta
cura davi ai tuoi... leggi...
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Da questo giorno da anni riposi dove il sonno
eterno regna poco ho saputo padre mio degli anni
tuoi della fanciullezza e della tarda giovinezza
quel tagliar con i nonni giumchi sulle rive
del Ticino per farne poi da vendere cestini
quel lieto dormir... leggi...
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Oggi ancor la prima domenica d’Aprile
e più oggi da anni che nello scorrer dei
giorni a te corre il ricordo cara mamma,
quella telefonata proprio al ritorno mio
dalla messa e queste le parole: la mamma è deceduta.
Lì sola all’ultimo respiro in quel... leggi...
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Oggi lì due soprammobili sono
due ferri erano da stiro mezzi
di lavoro antichi a carbonella
l’uno il secondo uso a prender
il giusto calor dal vivo fuoco
nel ricordo di loro una figura
cara ecco mia mamma negli anni
di sposa trentenne... leggi...
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Tu aspettavi delle rondini il volo in quel letto
d’ospedale che là non eran ancor tornate
e nell’attesa a fatica... leggi...
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Una casa di riposo un letto bianco
chi mi regalò la vita tanto stanca
ecco un mio bacio l’ultimo un tuo
ultimo debole... leggi...
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Son ritornato dopo circa sessant’anni
in una antica via di Milano di periferia
trovarvi forse con un groppo al cuore
questa la speranza come ancor presente
o dal tempo cambiata forse arrugginita
quella scritta rossa cubitale macelleria,
quella... leggi...
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In falso inverno cominciò una fiaba:
era l’inizio della primavera.
Venne dal pelo maculato eroso,
nuda la carne e una... leggi...
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Quattro settembre del cinquantanove
e l’Estate stava per morire ma caldo
ancora quel pomeriggio afoso, l’aria
mossa sol dal suon d’una campana:
l’annuncio triste dava della morte
tua, cara sorella mia, stava già freddo
il corpo tuo e fermo silente... leggi...
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Come sboccian le primule
al volger dell’inverno freddo
tu qual tenero primo fiore
dolce fantolina al tepor primo
della vita nel quarto giorno
di Febbraio sbocciasti a rallegrar
tanta era l’attesa quel vuoto campo
ove del seme umano si... leggi...
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Più forte oggi corre a te il il ricordo mio
d’elianto son tuberoso tre gialli fiori d’oro
nel prato e dall’erbe lì verdi... leggi...
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Stava un cespuglio di bianche roselline
davanti alla porta di una casa un ramo
ne trassi un dì che poi posai... leggi...
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L’acerba foglia un lontano tempo
dal materno ramo cadde: piansi,
poi dal tronco della vita il paterno
vetusto ramo dalla folgore colpito
quel dì di dolore amaro piansi,
ora solo rimasto, povera foglia
vecchia dal primigenio secco
ramo dalla... leggi...
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Notte senza Luna qui del Camposanto
serrato il cancello rugginoso aspetto,
il cammino aspetto di anime silenti
che per... leggi...
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Son volato in cielo
dalla Luna argentei raggi
ma non per te ho poi rubato:
ne ho fatto una sottile rete
a quel vecchio pescatore l’ho gettata
per rendergli più lieve la fatica.
Dal giardino di un re, non so quale,
ho colto un fiore, la più bella... leggi...
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Ricordo, tra i ricordi suoi più belli
mio padre un materasso foglie
di granturco al sol seccate ricordava
povere frasche... leggi...
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Macchie gialle i fiori gli occhi del tuberoso
elianto oggi fissi, lo stelo poco mosso, ignorando
il dio sole da cui quello... leggi...
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Dal groviglio di un rovo senza more
rantola si spegne
soffocato il nostro amore
trafitto è un cuore il mio
dalla spina appuntita acuta
della falsa rosa
piange il salice piangente
un umore amaro sconosciuto
lacrime scure
di un tradimento di... leggi...
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Non da Urbino né da un convento di Cappuccini
ma da uno spoglio giardino abbandonato,
il mio giardino dell’amore, dovrei coglierne
ancora e sentirne quel profumo delicato,
profumo perso quale il profumo di un antico amore?
No, non più, semmai andrò... leggi...
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Venne il tempo della primavera
Stagione della rosa e dell’Amore
Timido entrai: aperto era il giardino.
Un garrul passer lieto cinguettava.
Un fiore colsi, lo vidi poi sfiorire.
D’amore mi colmai, lo vidi poi svanire.
Passaron gli anni ed altre... leggi...
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giuseppe gianpaolo casarini
Le sue 1526 poesie
Sotto i ponti della ferrovia
dove nella notte la città
é spenta al sogno si abbandona
dormiente rannicchiato sotto
una misera coperta da uno striscione
di stoffa ricavata lì una scritta
consunta sflilacciata Evviva...
con questa parola sul
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Nel vespero il suon di una campana
refolo di vento si stacca una foglia
dal suo ramo un fiore appassisce sotto
il sole accarezza la mia guancia la tua
mano son attimi di suoni vite e gesti
che poi si spengono e muoiono repente
ma colti dai sensi
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Guarda il vecchio il risveglar della natura
e con la mente ritorna a quei mesi d’allora
del passato e oggi anche l’aria per lui par avere
un sapore nuovo pur se il morbo crudel resiste
e continua con forza a duellare che più non sente
quei lugubri
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Come megafono avendo la televione
o altri media forti d’informazione
su fatti di cronaca recenti oppure
del passato dove ancor si brancola
nel buio sulle dinamiche dell’accadimento
ecco farsi alcuni qui violenti tribuni
giustizieri che nella verità
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Scrive oggi l’amico qua e là
i cigli delle strade di rosso
punteggiano i papaveri ma
a fiorire tardano quest’anno
nel giardino mio pensa e dice
forse nuovo dolore mi voglion
ritardare che un giorno su
bianco fogli posi che ancor
nel cuore mio
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Qual violento nubifragio
che della casa scoperchia
il tetto e alla luce del sole
alla vista mostra in angoli
remoti del solaio oggetti
di memorie ormai dimenticate
così quando della mente fulmini
potenti forte scuotono sollevano
dell’animo il
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Da un variopinto rotolo la bimba
mia nipote di quattr’anni ieri
compiuti lesta toglie di giallo
un colorato di carta lieve sottile
rotolino, ne afferra il lembo estremo
e con la manina con tutta la sua forza
verso il ciel in aria questo lancia,
la
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Tu guardi questa nudità
che offre un corpo sfatto
sofferente e riandando
con la mente a quella
visione del passato
ti rattristi e la compiangi
che andar non sai a veder
quel che spesso non si vede
di un animo la bellezza
non sfiorita giovanile
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Abbandonato spaurito e solo un coniglietto
dal rossiccio pelo e dal musin grazioso
trovò in quel pomeriggio la mano tua pietosa
e amica Licia e in quella gabbietta posto poi
dove un tempo Palmiro la cavia peruviana
qui la sua vita visse prima di
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Quel pallor del viso la portò alla morte
or la bimba sotto terra solitaria dorme
sola dinanzi a questa tomba la sua mamma
un fiore con dolore vi depone quello che
la piccina tanto amava e la rivede in quei
suoi infantil giochi quei petali
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Solitario stava un fiore
nel giardino e di solitudine
soffriva e intorno si guardava
aspettando primavera per avere
un poco compagnia così il cuor suo
di giovane solitario innamorato
la bella stagion dove zefiro nell’aria
il suo gentile soffio
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Veneranda l’età canuto il capo
bianca la veste e pur pallido
quel viso ma dolce il suo sorriso
e vispi gli occhi e lucida la mente
le stanche dita ancor sfiorano
del pianoforte i tasti profondo
il pensiero e stimolanti le letture
e mentre scorrono
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Come il vento soffia sui rami
agita le foglie le smuove stacca
e porta queste a fuggir cadere
lontano dalla materna pianta
ed in luogo ostile poi a marcire
così a morire vanno frantumati
a perdere quella lor tanta dolcezza
alcuni dei nostri d’amor
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Quando suona la campana della sera
e nell’aria si spandono quei rintocchi
più dolore e tristezza all’animo vanno
di chi ha speso del giorno le ore
nell’affanno che lì come su incudine
martello ogni din don picchia e ravviva
quei dolori vero non è
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L’alto pioppo che forte bello
imponente ondeggiava al vento
folta la chioma carichi i rami
di verdeggianti foglie or
dopo del potatore la mannaia
nudo alto scuro tronco è che
vergognoso di sé chiedere par
compassione e pur così io vecchio
mi
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